La storia di Masaniello e della sua rivolta a Napoli sono un episodio cruciale nella lotta che vide il popolo partenopeo contro l’oppressione spagnola nel Seicento. Nel contesto di una crisi finanziaria senza precedenti che affliggeva la Spagna, il vicereame di Napoli si trovava anch’esso sull’orlo del collasso economico e sociale. La Guerra dei Trent’anni stava devastando l’Europa, e il governo di Madrid doveva sostenere ingenti spese militari per difendere il suo impero. Tuttavia, questa situazione portò ad un aumento delle tasse, soprattutto su prodotti di prima necessità come olio, seta, farina, sale e vino.
La tassazione esorbitante colpiva pesantemente il popolo, già provato da una crisi agraria durata diversi anni, e causava grande disagio e malcontento. A gestire il sistema di riscossione delle tasse erano gli appaltatori, nobili e ricchi banchieri, che anticipavano all’amministrazione spagnola le somme delle tasse e si accaparravano il diritto di riscuoterle dal popolo, applicando tassi d’interesse esorbitanti.
La storia di Masaniello
In questo contesto, nasce Tommaso Aniello d’Amalfi, noto come Masaniello, un pescivendolo analfabeta di origini umili che diventerà il volto della resistenza popolare. Nato il 29 giugno 1620 a Napoli, cresce in estrema povertà, vissuto nella zona dei vicoli adiacenti a Piazza del Mercato. Da adulto, diventa un contrabbandiere per cercare di migliorare la sua situazione economica.
Tuttavia, la sua vita cambia drasticamente il 7 luglio 1647, quando il viceré di Napoli, Rodrigo Ponce de León, duca d’Arcos, introduce una nuova gabella sulla frutta, colpendo il principale alimento dei ceti bassi. Questa mossa scatena una sommossa popolare, poiché il popolo era stanco, impoverito e affamato. Masaniello emerge come il leader carismatico che guida il popolo contro gli appaltatori e la nobiltà.
Con il suo carisma e la sua capacità di comunicare con le masse, Masaniello riesce a organizzare un contingente armato composto principalmente da cittadini analfabeti, poveri e senza esperienza militare. La sua presenza riesce a mobilitare le masse e a far fronte comune contro le ingiustizie subite.
Il 10 luglio, Masaniello sopravvive a un tentativo di assassinio organizzato da alcuni dei suoi ex compagni d’armi, ma questo non scoraggia la sua lotta per i diritti del popolo. Riesce a trattare con il viceré e a ottenere importanti concessioni per il popolo napoletano, tra cui l’abolizione di tutte le tasse imposte nell’ultimo anno, l’amnistia generale e una maggiore partecipazione popolare alla politica della città.
Tuttavia, la situazione si complica quando il potere improvviso sembra andare alla testa di Masaniello. La sua condotta diventa sempre più oppressiva e paranoica, portandolo a scontrarsi con alcuni dei suoi ex alleati. Questi ultimi decidono di organizzare una congiura per eliminarlo, temendo che la situazione possa degenerare.
La fine di Masaniello e il suo lascito
Il 16 luglio 1647, Masaniello viene assassinato dai suoi stessi ex compagni d’armi, e la sua morte lascia un vuoto nella guida della rivolta. Nonostante la sua scomparsa, il nome di Masaniello rimane un simbolo di libertà e di lotta contro l’oppressione. La sua rivolta è vista come un tentativo di cambiamento sociale e politico, e la sua figura viene associata al patriota che guida il popolo contro il dominio straniero.
Dopo la sua morte, la rivolta continua fino al 1648, ma alla fine fallisce, e il vicereame di Napoli ritorna sotto il controllo spagnolo. Tuttavia, l’eredità di Masaniello e la sua lotta per i diritti del popolo restano vivi nella memoria collettiva e sono stati celebrati come un simbolo di resistenza e coraggio contro le ingiustizie. La sua figura è stata esaltata nel corso dei secoli e la sua rivolta è considerata una delle prime forme di resistenza contro il dominio spagnolo e un segno di speranza per i ceti più umili e oppressi della società.
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