La vicenda che racconteremo in questo articolo ci farà comprendere ancora di più che il mondo non può essere diviso solamente in buoni e cattivi o in bianco e nero, anzi, la maggior parte delle volte gli eventi presentano il colore grigio. E forse, nessuna figura racchiude meglio questo esempio cromatico di John Rabe, un membro del partito nazista che salvò innumerevoli vite durante il massacro di Nanchino in Cina, ad opera degli alleati giapponesi.
La Vita di Rabe: Un Viaggio Emozionante
Rabe nacque ad Amburgo e lavorò spesso nel continente africano. Da sempre abituato a viaggiare molto in quanto imprenditore, si trasferì in Cina nel 1908, quando ottenne un lavoro presso la Siemens China Company, vendendo telefoni e apparecchiature elettriche al governo cinese. Divenne presto una figura importante in azienda e a Nanchino, specialmente nella piccola comunità tedesca, dove avviò inoltre alcune scuole per bambini tedeschi. Nei decenni a seguire, Rabe divenne un appassionato sostenitore del partito nazista, anche se non era mai tornato a visitare la Germania da quando Hitler aveva preso il potere. Quando divenne chiaro che la guerra con il Giappone stava incombendo, la maggior parte dei cittadini tedeschi in Cina fuggì, ma Rabe stranamente rimase. Questo perché, probabilmente, era da più di 30 anni che egli era residente a Nanchino e sentiva una sorta di attaccamento a quella città e a quella terra. Inoltre, la guerra con il Giappone mise in pericolo i propri dipendenti (sia cinesi che tedeschi) e anche per questo motivo Rabe si sentì in dovere di restare. Fu presto eletto capo della zona di sicurezza, un’area neutrale libera dalle attività militari, designata a proteggere i civili cinesi. La scelta, si pensa, ricadde su di lui proprio perché simpatizzante del partito nazista all’estero. Purtroppo però, l’esercito giapponese rifiutò di riconoscere la zona di sicurezza come territorio neutrale, quindi Rabe – ingenuamente, si potrebbe pensare – inviò un messaggio nientemeno che ad Adolf Hitler in persona, chiedendo se potesse convincere il governo giapponese a concedere un’altra zona neutrale, ma ovviamente egli non ricevette mai alcuna risposta.
Una rappresentazione di John Rabe che sventa un’intrusione di soldati giapponesi nella Zona di sicurezza, camuffata da campo nazista.
L’eccidio di Nanchino: Una Pagina Dolorosa
Quando l’esercito giapponese prese d’assalto Nanchino nel dicembre del 1937, la zona di sicurezza fu rapidamente invasa da moltissimi rifugiati cinesi. Secondo il saggio The Rape Of Nanking di Iris Chang: “Quando la città cadde, la zona di sicurezza, i suoi confini fiancheggiati da bandiere bianche e fogli con il simbolo della Croce Rossa all’interno di un cerchio rosso divennero un vero e proprio alveare umano brulicante di 250.000 rifugiati”. Rabe però sapeva che la sua affiliazione con il partito nazista avrebbe potuto aiutarlo a proteggersi e a proteggere i civili dai soldati giapponesi e, come ultima chance, a John non rimase altro da fare che utilizzare proprio il simbolo nazista come ultima salvezza. La bandiera nazista venne affissa nel campo per proteggere la zona dalle truppe di terra giapponesi e anche dai piloti bombardieri. Egli fu in grado anche di proteggere più di 600 rifugiati cinesi nella sua casa e nel suo giardino. Man mano che la brutalità dell’invasione andava peggiorando nei mesi seguenti, Rabe lasciò la sua proprietà e scese in strada, convincendo i soldati cinesi a deporre le armi e nascondersi come civili nella zona di sicurezza, anche se, tragicamente, l’esercito giapponese alla fine tradì Rabe inviando soldati in borghese nella zona sicura e giustiziando qualsiasi cinese identificato per le strade come soldato nemico. Rabe però non si fermò: vagò per la città fermando quanti più stupri e omicidi potesse, usando sempre la sua fascia nazista al braccio per ottenere rispetto e garanzie dai soldati giapponesi, anche se in alcune rappresentazioni successive essa venne sostituita o affiancata dalla celebre fascia della Croce Rossa.
Circa 300.000 cinesi furono uccisi in quello che oggi è noto come “lo stupro di Nanchino”, uno dei peggiori genocidi della storia dell’umanità, ma senza l’aiuto di John Rabe, ad essi se ne sarebbero sicuramente aggiunti molti altri. Nel 1946, egli ottenne lo status di de-nazificazione, tuttavia sapremo mai se in cuor suo credesse ancora, dopo la guerra, nei valori e negli ideali nazionalsocialisti. Sappiamo però che, dopo i trattati di pace, dovette fare domanda per ottenere un nuovo posto di lavoro, e fu umiliato diverse volte, proprio a causa del suo oscuro passato, secondo un’intervista apparsa sul New York Times.
La Memoria di Rabe: Un Capitolo Indimenticabile
Nazista oppure no, Rabe guadagnò grande rispetto dai suoi colleghi e da moltissimi cines. George Fitch, suo collega, segretario YMCA (Young Men’s Christian Association) di Nanchino e membro del Safety Zone Committee, scrisse su di lui: “in onore del coraggio e dell’umanità nei miei confronti di Rabe, ora potrei anche indossare per lui un distintivo nazista”. Nel dicembre 1996 il suo diario personale sul Massacro di Nanchino venne pubblicato postumo in tutto il mondo e ancora oggi viene considerato una fonte testuale di assoluta importanza per la ricostruzione storica dell’epoca.
Se siete curiosi di scoprire di più su questa figura fuori dal comune, divenuta una leggenda in Manciuria, tanto che una targa commemorativa lo ricorda come “il Buddha vivente di Nanchino”, potete visionare il film sulla sua inedita storia, pubblicato nel 2009 in Germania e trasmesso per la prima volta in Italia su Rai 3 il 2 luglio 2011.
Fonti:
Erwin Wickert, Trad. John Woods, The Good German of Nanjing: The Diaries of John Rabe, Vintage Books, 1998
Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina, Editori Laterza, 2005
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