La storia della Yakuza la mafia giapponese

Credo che tutti conoscano ormai la famosa mafia giapponese chiamata Yakuza, presente in diversi film libri e videogiochi. In passato, questo termine aveva una connotazione dispregiativa, indicando persone malvagie o senza valore, ma col tempo è diventato parte del mito fondativo della Yakuza, i cui membri ancora oggi rivendicano con orgoglio il loro status di emarginati, individui distinti dalla massa e che agiscono nell’illegalità per difendere gli interessi del popolo.

La struttura interna e i diversi riti della Yakuza

La struttura della Yakuza è organizzata in famiglie con una gerarchia piramidale. In cima si trova il boss, l’oyabun, considerato il padre adottivo, e sotto di lui ci sono i suoi figli, i kobun, che si considerano fratelli maggiori o minori a seconda del grado di anzianità. Le donne sono rare e vengono chiamate ane-san, o “sorelle maggiori”. Queste famiglie fittizie, chiamate ikka, si basano sul rapporto oyabun-kobun, simile a un padre e figlio adottivo, e seguono il codice morale del bushidō, ereditato dal codice d’onore dei samurai feudali, che richiede totale fedeltà, sudditanza e gratitudine da parte degli affiliati.

Il rito di iniziazione nella Yakuza è chiamato sakazuki, in cui avviene lo scambio di sakè, una bevanda alcolica tradizionale giapponese, per suggellare il legame tra l’oyabun e il kobun di fronte a un altare shintoista. I nuovi membri accettano di abbandonare le loro famiglie di origine e di dare priorità all’ikka, dove vige un codice d’onore con tre regole principali: non toccare la moglie dei compagni, non rivelare i segreti dell’organizzazione e mostrare totale fedeltà al proprio capo.

La violazione di queste regole è punita con un rito chiamato yubitsume, che prevede l’amputazione della falange del mignolo. Questo atto serve a rendere il kobun più dipendente dall’oyabun e dalla famiglia, poiché i samurai avevano bisogno di tutte e tre le dita inferiori della mano per impugnare correttamente la spada. Senza una parte del mignolo, la presa diventava instabile, e un samurai menomato doveva fare affidamento sui compagni anziché sulle sue abilità individuali, proprio come un membro della Yakuza che deve rafforzare il rapporto con l’oyabun.

Yakuza
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Lo yubitsume è quindi una punizione impartita dal capo o un atto di espiazione volontario per riconquistare la fiducia dei superiori. A questo rito si aggiunge quello del demukai, in cui un subalterno si assume la responsabilità di un atto criminale e ne paga le conseguenze al posto dell’oyabun. È un atto di coraggio e gratitudine che, di solito, viene ricompensato con una grande somma di denaro e un’importante promozione all’uscita dal carcere.

Un altro tratto distintivo dei membri della Yakuza sono gli irezumi, elaborati tatuaggi realizzati sottopelle con strumenti fatti a mano. Nella cultura giapponese, i tatuaggi hanno tradizionalmente una connotazione negativa, e chi li porta e non li nasconde può essere escluso da alcune strutture pubbliche. Tuttavia, i membri della Yakuza adottano gli irezumi per distinguersi dalla società e sottolineare il loro ruolo di paladini dei più deboli.

Le origini storiche della Yakuza

La Yakuza si definisce una ninkyō dantai, un’organizzazione cavalleresca che discende dai samurai e agisce nell’illegalità per difendere gli interessi del popolo. I suoi business sono diversi e includono prostituzione, gioco d’azzardo, spaccio di droga, riciclaggio di denaro e vari reati finanziari. Inoltre, si è infiltrata nella politica, nelle grandi aziende e nel mondo dello spettacolo. La Yakuza gestisce bar, ristoranti, fabbriche e ha persino prestato soccorso alle vittime di disastri naturali come il terremoto di Kobe nel 1995 e lo tsunami del 2011.

Tutto ciò permette alla Yakuza di vivere in uno stato di semi-legalità unico nel suo genere. Tuttavia, tornando indietro nel tempo fino al Giappone feudale, possiamo scoprire la sua storia e le sue origini.

La storia della Yakuza inizia con il mito fondativo che vuole l’organizzazione originata dai machi-yakko, samurai che proteggevano le città dai kabukimono, bande di rōnin (samurai senza padrone). Questo periodo storico si colloca tra la fine del periodo Muromachi (1336-1573) e l’inizio del periodo Edo (1603-1867). Tuttavia, questa teoria è considerata un tentativo di nobilitare la Yakuza, presentandola come una sorta di Robin Hood, mentre le vere origini dell’organizzazione risalgono al XVII secolo.

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Le vere origini della Yakuza possono essere ricondotte a due categorie malviste dell’epoca: i bakuto, giocatori d’azzardo, truffaldini e vagabondi che popolavano le strade delle città, e i tekya, venditori ambulanti dediti al contrabbando. Nel periodo finale del periodo Edo, i bakuto e i tekya si uniscono in gruppi di mutuo soccorso e migliorano la loro posizione sociale.

I bakuto, sebbene gestissero bische clandestine, venivano tollerati dalle autorità poiché convertivano i debiti dei giocatori in ore di lavoro nei cantieri. Nel 1740, i tekya ricevono il permesso dagli shōgun di girare armati per gestire i mercati all’aperto e fornire protezione ai mercanti, ottenendo uno status sociale simile a quello dei samurai. Si diffondono quindi in tutto il Giappone, reclutando criminali e fuggitivi in cerca di riscatto.

Nel corso degli anni, le differenze tra bakuto e tekya si assottigliano e si forma la Yakuza, organizzata in bande criminali strutturate in famiglie e accomunate dallo stesso codice di condotta.

Con l’inizio della Restaurazione Meiji nell’Ottocento, il potere torna nelle mani dell’imperatore. I capi della Yakuza sostengono la fazione pro-imperiale per ottenere immunità per le loro attività illecite e una certa rispettabilità politica. In questo contesto, spicca la figura di Shimizu Jirochō, uno dei più celebri boss della Yakuza, che viene considerato un eroe della patria.

La Yakuza dal secondo dopoguerra ad oggi…

Durante l’era della crescita economica del Giappone negli anni ’60, la Yakuza sfrutta le opportunità offerte dal mercato industriale per consolidare la sua presenza sul territorio. Oltre alle attività tradizionali come la prostituzione, il gioco d’azzardo e le intimidazioni, si inserisce anche nel settore finanziario e nell’industria cinematografica.

Durante l’occupazione del Giappone da parte degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Yakuza si pone come intermediaria tra gli enti pubblici e la popolazione e assume il compito di controllare i mercati locali e riscuotere tasse dalle aziende di Tokyo.

La Yakuza si impegna anche nel traffico di stupefacenti, in particolare di metanfetamine prodotte durante la guerra. Successivamente, si adatta alle nuove leggi che cercano di limitare la sua influenza e si inserisce con successo in settori legali come la finanza e l’edilizia.

Tuttavia, nel corso degli anni ’90, il governo giapponese varia una serie di leggi più rigorose per combattere le attività della Yakuza e tagliare i legami tra l’organizzazione e la società. Ciò porta alla perdita di popolarità della Yakuza tra la popolazione giapponese e alla sua crisi come organizzazione criminale.

Oggi, sebbene alcune bande come la Yamaguchi-guni abbiano esteso i propri interessi al di fuori del Giappone, la Yakuza è una realtà in declino e potrebbe essere destinata all’estinzione.

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